Guerrino Dirindin: Origini Familiari e la Terra Creativa
Famiglia di origine di navigatori, anima artistica sperimentatrice del colore e capace di trarre dalla terra la fonte creativa. Sono i tratti che delineano istintivamente la figura carismatica di Guerrino Dirindin (Pordenone, 1950), artista concettuale legato a quell’arte che, con, e nella natura sconfina dagli spazi preordinati della tela e della scultura. Le sue origini rappresentano affidabili compagni per il suo percorso artistico, infatti, dopo aver sperimentato diversi materiali, l’artista scopre, agli inizi degli anni 2000, che è proprio la terra il suo elemento, intraprendendo un viaggio creativo lungo paesaggi ideali che, per essere credibili, devono essere essi stessi costruiti con la terra e cercando, come dice lui stesso, di partire da questo elemento per arrivare al cielo.
L’Ispirazione della Land Art e le Forze Naturali
Guardare alle stelle sognando astri splendenti: ecco cosa succede in lui, viaggiatore creativo che trae origine dalle sue origini e lì ritorna come in un cerchio e, dentro il quale, si respira aria che sa di storia, di radici, di patrimonio da condividere ed è una terra, la sua, vitale, fertile, creativa, niente a che fare con quella schiavizzata e martirizzata e la sua fecondità spacca, esce dalle opere aviluppando lo spettatore che sente quel senso di identità, di appartenenza alle origini che altrove invece risulta dimenticato.
La sua Arte
L’arte di Dirindin fin dal primo sguardo mette quindi in mostra caratteri che gli sono propri e l’immaginazione, forte, inventa una storia dove le onde segniche dilagano come meandri di antichi fiumi, le pieghe più spigolose tradiscono vibrazioni quasi telluriche e i cretti del materiale sembrano percorsi segreti di microcosmi nascosti.
Questo essere, questa chiave di lettura in un montaggio di movimenti, altro non è che il motivo per il quale in lui e grazie a lui l’ispirazione diventa il tema principale delle sue opere.
Guerrino Dirindin prosegue quindi il percorso dei grandi artisti concettuali legati al tema della Land Art: e come loro realizza il suo percorso visivo, non tanto nella produzione dell’opera fine a sé stessa, quanto nel pensiero che la ispira e nella momentanea metamorfosi del paesaggio che la attraversa.
La sua Poetica
La poetica dell’artista è volta all’indagine dei movimenti e delle forze che li originano: in consonanza con le filosofie teosofiche e spiritualiste che ebbero enorme diffusione con la nascita, negli Stati Uniti e alla fine degli anni ‘60, della Land Art, o Earth Art trasformandosi ben presto in una corrente internazionale (nome stato coniato da un film del 1969 di Gerry Schum), egli rappresenta dunque le forze spirituali (passioni e origini) che con la loro energia contribuiscono a muovere gli elementi naturali. Nascono dunque “Versi di terra”, “Terra cruda”, “Nel segno del verso”, “E’ terra”, e tanti altre produzioni e mostre con un repertorio di temi con un linguaggio base che esprime il suo senso di identità e di autenticità, motore pulsante atto a scavare quei percorsi speciali attraverso il ritorno alle radici, collegandosi ad un percorso espressivo ricco di figure mai statiche per giochi di linee e movimento.
“Recuperato un pezzo dell’antico remo del “Redentore secondo” Dopo aver navigato per generazioni sosteneva il tetto come trave. Toccando questo antico legno ho sentito un brivido di acqua, di fango e di fatica”
Comunicare Attraverso le Radici: Il Mondo Artistico di Guerrino Dirindin
La conoscenza del mezzo artistico e la crescente maturità permettono a Dirindin di spaziare ma, soprattutto in lui erge sempre questo attaccamento alle sue origini di figlio di navigatori, e lo dice lui stesso, anche attraverso canali che di terra sanno ben poco, come i social, ma diventano per loro stessa natura mezzi di comunicazione che oltrepassano mari ed oceani, gli stessi, poi, che l’artista, anche solo toccando il legno ne respira la linfa vitale.
Molte le mostre personali, tra cui:
– 2015, “Versi di terra”, Museo del paesaggio di Torre d2013i Mosto (VE);
– 2014, “Premio in sesto”, Fondazione Ado Furlan, Pordenone;
– 2014, “Al gran galoppo”, per il centenario della I Guerra Mondiale, installazione al Parco della Pace, Portogruaro;
– 2013 “Da vicino, incontri con artisti del Nordest contemporaneo”, Pordenone;
– 2011 “Invasioni terrestri”, installazione e performance in Piazza XX Settembre, e nella Biblioteca di Pordenone, iniziativa dell’Officina della sostenibilità TERRA è;
Le mostre collettive includono:
– 2014 “Verdarti”, installazione Parco di Villa Correr a Porcia (PN);
– 2013 “Palinsesti”, vincitore del Premio in sesto 2013 “Il luogo come arte”;
– 2013 Montreux Art Gallery
Le sue opere hanno trovato ospitalità in numerose gallerie, tra cui anche Arte Network Orler, che ha messo in rilievo le sue peculiarità.
Legami con Guerrino Dirindin
1) Guerrino Dirindin proviene da una città, Pordenone, che diede i natali anche ad un altro famoso artista, Giovanni Antonio de Sacchis, il Pordenone, per l’appunto, che riuscì a turbare e provocare sgomento persino a Caravaggio. Il suo stile, dopo il contatto con la grande maniera romana, di Raffaello e Michelangelo, si indirizzò verso toni magniloquenti, in un originale equilibrio tra ricordi classici e citazioni narrative di indole popolare, soprattutto nei lavori destinati alla provincia. È considerato il massimo pittore friulano del Rinascimento.
2) La Land Art o Earth Art nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘60 e si trasforma presto in una corrente internazionale. Il nome stato coniato da un film del 1969 di Gerry Schum, intitolato proprio Land Art, che documentava i lavori dei primi esponenti della nuova disciplina artistica.
Land art, l’impronta effimera dell’uomo
La land art è arte fatta con – e nella – natura: abbandonati i confini della tela e della scultura e uscendo dalla cornice stessa del museo, le opere artistiche iniziano a essere composte direttamente nel paesaggio, in formato macroscopico e con l’utilizzo di materiali ed elementi naturali. L’idea è che l’artista lasci sulla terra una propria impronta, spesso effimera come lo è il paesaggio, il quale continuamente muta sotto la spinta degli agenti atmosferici. In questo modo l’uomo riconosce se stesso come parte della terra ma, allo stesso tempo, ammette la propria piccolezza.
3) Il senso di attaccamento alla terra di origine alla base dell’arte;
4) I grandi navigatori
5) Heidegger: “Holz è un’antica parola per dire bosco. Nel bosco ci sono sentieri che, sovente ricoperti di erbe, si interrompono improvvisamente nel fitto. Si chiamano Holzwege. Ognuno di essi procede per suo conto, ma nel medesimo bosco. L’uno sembra sovente l’altro: ma sembra soltanto. Legnaioli e guardaboschi li conoscono bene. Essi sanno che cosa significa trovarsi su un sentiero che, interrompendosi, svia “. Uno di questi “sentieri interrotti” è quello riguardante l’opera d’arte (“L’origine dell’opera d’arte”).
E’ molto significativo che il primo abbozzo delle conferenza risalga al 1931-32, perché in quel periodo Heidegger stava producendo il suo secondo grande capolavoro (dopo “Essere e Tempo”), “Contributi alla filosofia. Addicimento”: un libro consistente, portato a termine ma mai pubblicato perché pressochè incomprensibile nella disposizione e nella terminologia; c’è chi in tal libro, a ragion veduta, ha scorto un vero e proprio tentativo di Heidegger di creare un sistema in cui dare una sistemazione a tutte le altre opere (Heidegger stesso, in una lettera del dicembre del ’35 apre spiragli in questo senso).
Lo scritto di Heidegger “L’origine dell’opera d’arte” risale agli anni ’30, anche se fu pubblicato solo negli anni ’50, all’interno dell’opera “Sentieri interrotti”; fu però nel 1989, centenario della nascita di Heidegger, che lo scritto ebbe una pubblicazione ufficiale, all’interno di un periodico dedicato al pensiero heideggeriano.
6) Gli esponenti della Land Art: Robert Smithson
Robert Smithson è stato il più riconoscibile tra gli esponenti internazionali della Land Art. Intorno al 1967 Smithson inizia a considerare la terra come materiale da esplorare e decide di considerarla come un monumento che porta con sé il senso del luogo da dove viene prelevata.Spiral Jetty del 1970 è probabilmente l’opera più famosa al mondo inerente alla Land Art: ubicata sulla riva del Gran Lago Salato vicino a Rozel Point nello Utah, ci sono volute 6500 tonnellate di balsalto, terra e sale per portarla a termine.
Molto celebre è l’artista statunitense Dennis Oppenheim, esponente dell’arte concettuale è autore di diverse opere d’intervento sull’ambiente, di environments e performances, come Annual rings del 1968, consistenti in segni sulla neve e su un fiume gelato.
Tra i più noti artisti del paesaggio, è impossibile non menzionare Christo. Nonostante abbia fatto parte del gruppo Nouveau Réalisme, il suo concetto di impacchettamento con teli e corde, è stato traslato su scala ambientale ed è considerato un intervento di Land Art. È noto per aver postumamente impacchettato l’Arco di Trionfo a Parigi e per l’opera The Floating Piers, che consisteva in passerelle temporanee sul Lago d’Iseo nell’estate del 2016.